IL VENTO RISPONDE

In un giardino del Giappone, su una collina che affaccia sul mare, c’è una cabina con un vecchio telefono nero non collegato alla rete. E’ il “Kaze no Denwa”, il telefono del vento, che migliaia di persone ogni anno usano per parlare con chi non c’è più.

Di solito lo si fa sulla tomba del proprio caro oppure nell’intimità delle mura domestiche, magari davanti ad una sua fotografia. Modalità che per Itaru Sasaki, un signore giapponese sconvolto dalla morte di un cugino a cui era particolarmente legato, non erano sufficienti per stabilire quel contatto immaginario ma spesso necesssario al superamento della perdita. E cosi ha pensato di collocare ne suo giardino, su una collina che guarda il mare, una cabina telefonica bianca con un vecchio telefono nero a disco, completamente scollegato da tutto. Itaru Sasaki aveva bisogno di comporre quel numero per parlare idealmente con lui, anche se non poteva udire alcun squillo nè tantomeno una risposta, ma solo il fruscio della brezza che saliva dal mare. Per questo è stato chiamato “il telefono del vento”, Kaze no Denwa, nella lingua giapponese. Dopo poco più di un anno dall’installazione del “telefono del vento”, quella che sembrava solo una struggente storia personale ha avuto una svolta inaspettata. E’ l’11 marzo 2011 quando un devastante tsunami, inevitabile conseguenza di un fortissimo terremoto avvenuto al largo della costa della regione settentrionale di Tòhoku, distrugge chilometri di costa mietendo migliaia di vittime. Anche Otsuchi, la cittadina in cui vive Sasaki, viene colpita pesantemente dal disastro decimando il 10% della popolazione. Sono moltissime le famiglie che hanno perso i congiunti o gli amici e che si trovano in una situazione di completo smarrimento e di profonda sofferenza. Sasaki si sente più che mai coinvolto in questo lutto collettivo e vuole fare la sua parte per aiutare come può la comunità. ha cosi l’idea di mettere a disposizione il suo speciale telefono anche agli altri. La voce si sparge in fretta e mese dopo mese il suo giardino, a cui è stato dato ilnome di Bell Guardia, diviene un’autentica meta di pellegrinaggio attirando gente da tutto il paese, come se si trattasse un luogo di cura (e in effetti per molti aspetti lo è). Sono migliaia le persone che hanno varcato la soglia della cabina bianca e che, con l’indice infilato nella mitica rotella di cui molti hanno ancora nostalgia, hanno composto quella sequenza di cifre cosi familiare da ricordare a memoria. Ed è cosi che avviene l’incredibile: come se davvero nella cornetta si udisse un “pronto” proveniente da quella voce che non si riesce a scordare, ha inizion una conversazione con chi non c’è più per confidare i propri sentimenti, per ricordare, per mettere ordine in un rapporto che si è bruscamente interrotto o anche per chiedere perdono. Qualcuno è probabilmente convinto che il suo caro lo stia ascoltando per davvero comunicando attraverso i suoni della natura: “the answer is blowing in the wind” (la risposta fluttua nel vento) come cantava Bob Dylan negli anni ’60 e come testimoniano alcune frasi presenti sul sito internet di Bell Guardia “Quando senti il suono del vento, le onde del mare o il canto degli uccelli, trasmetti il tuo sentimento ai tuoi cari perduti attraverso il telefono”. Anche se è evidente che stiamo parlando di un’illusione, non si tratta tuttavia di un mero soliloquio fine a se stesso. E’ un rito che aiuta ad aprire il proprio cuore, che dona conforto, uno spiraglio di luce utile ad affrontare il dolore e ad accettare la perdita. Il tutto rafforzato da un senso di condivisione, perchè su quella collina che guarda il mare si intrecciano le esperienze e le sofferenze di tanti nostri simili. Un fenomeno che non deve essere banalizzato, ma piuttosto studiato. Una vicenda tanto incredibile quanto commovente ha ispirato anche un romanzo. “Quel che affidiamo al vento”, uscito a fine gennaio per le edizioni piemme, è il delicato racconto di un percorso interiore che dall’indiacibile dolore della perdita condurrà alla rinascita. Una storia di amore e speranza, un inno alla vita che spesso ci concede nuove opportunità, dando un senso a tutto. Autrice del libro è Laura Imai Messina, una giovane scrittrice italiana da anni residente nel “Paese del sol Levante”, che con questo romanzo ci rivela anche il rispetto e l’amore per la terra che l’ha accolta e in cui vive.


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